Via libera in Cdm. Il nuovo strumento riguarda oltre 11 milioni di figli. Sostituirà le componenti legate ai figli nell’assegno al nucleo e nelle detrazioni
19 novembre 2021
Le ambizioni strutturali dell’assegno unico che ha avuto ieri il primo via libera in consiglio dei ministri sono misurabili in due numeri chiave: oltre 7 milioni di famiglie interessate e poco più di 19 miliardi di euro di costo a regime.
Non sono tutti nuovi, ovviamente. Ma rispetto ai diversi strumenti che compongono l’attuale quadro frastagliato dei sostegni alla famiglia la spinta aggiuntiva vale alla fine fra i 6,6 e i 7 miliardi a seconda degli anni, resi disponibili dal fondo creato dalla legge di bilancio e rifinanziato dal decreto fisco-lavoro di ottobre (il Dl 146/2021). Il resto delle risorse che convergono sull’assegno unico arriva dal fatto che il nuovo strumento andrà a sostituire le componenti legate ai figli nell’assegno al nucleo (5 miliardi) e nelle detrazioni Irpef per carichi famigliari (6 miliardi), accanto ad altre voci come i 400 milioni che fino a quest’anno hanno finanziato il bonus bebè e i 370 milioni per gli assegni extra riservati alle famiglie con più figli.
Non sono tutti nuovi, ovviamente. Ma rispetto ai diversi strumenti che compongono l’attuale quadro frastagliato dei sostegni alla famiglia la spinta aggiuntiva vale alla fine fra i 6,6 e i 7 miliardi a seconda degli anni, resi disponibili dal fondo creato dalla legge di bilancio e rifinanziato dal decreto fisco-lavoro di ottobre (il Dl 146/2021). Il resto delle risorse che convergono sull’assegno unico arriva dal fatto che il nuovo strumento andrà a sostituire le componenti legate ai figli nell’assegno al nucleo (5 miliardi) e nelle detrazioni Irpef per carichi famigliari (6 miliardi), accanto ad altre voci come i 400 milioni che fino a quest’anno hanno finanziato il bonus bebè e i 370 milioni per gli assegni extra riservati alle famiglie con più figli.
L’incremento netto delle risorse serve a sostenere il carattere universale dell’assegno, che si materializza nella platea dei destinatari. Ad avere diritto al sostegno pubblico, destinato ad entrare in vigore a marzo dopo un periodo ponte di due mesi in cui resteranno in campo i meccanismi attuali, saranno tutti i nuclei famigliari italiani con figli. Questo accade perché la componente di base dell’assegno, 50 euro per figlio minorenne e 25 per i maggiorenni fino a 21 anni, è appunto «universale», cioè potenzialmente destinata a tutte le famiglie a prescindere dalla loro situazione reddituale e patrimoniale. La platea effettiva stimata dal governo è un po’ inferiore, anche perché con l’eccezione dei titolari di reddito di cittadinanza destinati a ricevere il nuovo assegno automaticamente, sarà necessario fare domanda per ottenere il trattamento. Ma i numeri rimangono importanti: l’aiuto andrà a oltre 7 milioni di famiglie, che per metà riceveranno l’importo pieno dal momento che il loro Isee non supera i 15mila euro l’anno da cui parte il decalage, e sarà collegato a oltre 11 milioni di figli. «È una misura storica», chiosa la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti (Iv) che sta portando al traguardo il progetto in perfetta continuità fra il Conte-2 e il governo Draghi nonostante gli scossoni politici di inizio anno. E che ieri ha incassato anche il via libera della Camera al disegno di legge sul Family Act con misure per l’occupazione femminile e l’armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro. I numeri dell’assegno unico «mettono l’Italia al pari delle migliori esperienze europee», sostiene Stefano Lepri (Pd), relatore della delega attuata con il decreto di ieri.
L’obiettivo insomma è alto almeno quanto la difficoltà della sfida da affrontare, rappresentata da quel lungo impoverimento demografico che ha portato in Italia le nascite sotto le 400mila all’anno (erano 543mila nel 2000) e che mette a rischio la struttura del Paese a partire da Pil, sistema scolastico e previdenza. Ora le commissioni parlamentari e la Conferenza Unificata avranno 30 giorni per i pareri, che non dovrebbero sollevare problemi particolari e in ogni caso non potranno fermare il meccanismo di approvazione destinato a chiudersi con il via libera definitivo del governo entro la fine dell’anno.
L’obiettivo insomma è alto almeno quanto la difficoltà della sfida da affrontare, rappresentata da quel lungo impoverimento demografico che ha portato in Italia le nascite sotto le 400mila all’anno (erano 543mila nel 2000) e che mette a rischio la struttura del Paese a partire da Pil, sistema scolastico e previdenza. Ora le commissioni parlamentari e la Conferenza Unificata avranno 30 giorni per i pareri, che non dovrebbero sollevare problemi particolari e in ogni caso non potranno fermare il meccanismo di approvazione destinato a chiudersi con il via libera definitivo del governo entro la fine dell’anno.
|
Unisciti a noi, entra nel mondo Agefis e godi di tutti i vantaggi esclusivi riservati ai nostri Soci
|
Ma non sono solo i numeri generali a definire l’impianto strutturale di quello che pur arrivando in attuazione di una delega specifica si presenta nella sostanza come il primo modulo della riforma fiscale più complessiva, che punta a riconfigurare il sistema ripulendolo dalle componenti più estemporanee per costruire un’architettura coerente.
L’impianto dell’assegno unico poggia su un fondamento strutturale che riconosce alle famiglie con una situazione patrimonial-reddituale meno fortunata 175 euro al mese per ogni figlio minorenne, e 85 euro per i maggiorenni fino a 21 anni, e fa scendere l’importo con l’aumentare di reddito e patrimonio fino alla cifra universale di 50 e 25 euro al mese ricordata sopra.
Su questa base innesta poi delle maggiorazioni, che riconoscono un contributo aggiuntivo alle condizioni famigliari giudicate meritevoli di una tutela maggiore. Due su tutte: le famiglie più numerose, aiutate dagli 85 euro al mese (fino a 15mila euro di Isee, poi a scendere fino a 15 euro al mese per le famiglie più abbienti) a partire dal terzo figlio e con altri 100 euro al mese a forfait per famiglia quando i figli sono almeno quattro, e i disabili, a cui vengono riconosciuti 105 euro aggiuntivi al mese in caso di non autosufficienza, 95 quando la disabilità è grave e 85 quando è media, e 85 euro al mese (anche qui con decalage in base all’Isee) quando il figlio disabile è maggiorenne. Nel novero delle tutele entrano poi le giovani madri fino a 21 anni, che riceveranno 20 euro al mese in più. Nel raggio d’azione dell’aiuto rientreranno anche i cittadini extra-comunitari, a patto di avere un permesso di soggiorno o di lavoro per almeno sei mesi.
FONTE: IlSole24Ore
L’impianto dell’assegno unico poggia su un fondamento strutturale che riconosce alle famiglie con una situazione patrimonial-reddituale meno fortunata 175 euro al mese per ogni figlio minorenne, e 85 euro per i maggiorenni fino a 21 anni, e fa scendere l’importo con l’aumentare di reddito e patrimonio fino alla cifra universale di 50 e 25 euro al mese ricordata sopra.
Su questa base innesta poi delle maggiorazioni, che riconoscono un contributo aggiuntivo alle condizioni famigliari giudicate meritevoli di una tutela maggiore. Due su tutte: le famiglie più numerose, aiutate dagli 85 euro al mese (fino a 15mila euro di Isee, poi a scendere fino a 15 euro al mese per le famiglie più abbienti) a partire dal terzo figlio e con altri 100 euro al mese a forfait per famiglia quando i figli sono almeno quattro, e i disabili, a cui vengono riconosciuti 105 euro aggiuntivi al mese in caso di non autosufficienza, 95 quando la disabilità è grave e 85 quando è media, e 85 euro al mese (anche qui con decalage in base all’Isee) quando il figlio disabile è maggiorenne. Nel novero delle tutele entrano poi le giovani madri fino a 21 anni, che riceveranno 20 euro al mese in più. Nel raggio d’azione dell’aiuto rientreranno anche i cittadini extra-comunitari, a patto di avere un permesso di soggiorno o di lavoro per almeno sei mesi.
FONTE: IlSole24Ore