Gli istituti spesso chiedono che Pec o raccomandata siano trasmesse entro domani. Nella legge non si parla di data e il Consiglio superiore dei lavori pubblici raccomanda la tempestività
29 settembre 2022
Il termine di domani, 30 settembre, fissato per abitazioni unifamiliari e immobili indipendenti con accesso autonomo per accedere al 110% per il resto del 2022, rischia di essere, nella pratica, più rigido di quanto previsto dalla legge. Sono molti, infatti, gli istituti di credito che, nelle procedure di cessione dei bonus, stanno richiedendo l’invio di una Pec con la dichiarazione del direttore dei lavori entro il 30 settembre. Un adempimento che, di fatto, presuppone di scattare la fotografia del cantiere un po’ prima di quanto indicato dalla norma (l’articolo 119 del decreto Rilancio, Dl 34/2020).
Per sfruttare il 110% per il resto del 2022, per questi immobili, è necessario che, alla data del 30 settembre, «siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo». Quindi, lo stato del cantiere va cristallizzato, almeno in teoria, alla fine del mese. E, sempre in teoria, è possibile muoversi nei giorni successivi al 30 settembre per compilare la dichiarazione.
Per sfruttare il 110% per il resto del 2022, per questi immobili, è necessario che, alla data del 30 settembre, «siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo». Quindi, lo stato del cantiere va cristallizzato, almeno in teoria, alla fine del mese. E, sempre in teoria, è possibile muoversi nei giorni successivi al 30 settembre per compilare la dichiarazione.
Tanto che, su questo punto, la risposta della Commissione di monitoraggio del Consiglio superiore dei lavori pubblici (Cslp, n. 1 di settembre 2022) parla di Pec o raccomandata da inviare «tempestivamente» al committente e all’impresa. Questo avverbio vuol dire, concretamente, che nei giorni subito successivi al 30 settembre il professionista deve muoversi ed effettuare l’adempimento.
Nelle prime bozze della sua risposta il Cslp aveva addirittura previsto un termine massimo (30 giorni dal 30 settembre): indicazione poi cancellata, perché arbitraria. La quantificazione del tempo necessario cambia, infatti, da caso a caso. Difficile, però, che possa volerci più di un mese, considerando che la composizione della dichiarazione, una volta effettuati i lavori, non può richiedere più di qualche giornata.
Detto della legge, su questo termine le banche stanno adottando un atteggiamento particolarmente prudente, come emerge dalle richieste inviate a diversi clienti, nelle procedure di cessione dei crediti. «Al fine di poter garantire una positiva validazione della sua pratica - si legge nelle comunicazioni di EY ai suoi clienti -, oltre al set documentale già richiesto dalla nostra piattaforma, risulterà quindi necessario ottenere copia della Pec o raccomandata trasmessa tempestivamente (i.e. data massima della Pec non successiva al prossimo 30 settembre 2022) dal direttore dei lavori al committente dei lavori e all’impresa appaltatrice».
Quindi, la Pec (o la raccomandata) deve arrivare al massimo entro la fine del mese. Questo presuppone che lo stato del cantiere non sia cristallizzato al 30 settembre, ma un po’ prima. Indicazione identica arriva da Deloitte, che chiede la «ricevuta Pec dell’avvenuto inoltro entro il 30 settembre 2022» dell’autodichiarazione del direttore lavori di avvenuto completamento del 30% dell’intervento.
Nelle prime bozze della sua risposta il Cslp aveva addirittura previsto un termine massimo (30 giorni dal 30 settembre): indicazione poi cancellata, perché arbitraria. La quantificazione del tempo necessario cambia, infatti, da caso a caso. Difficile, però, che possa volerci più di un mese, considerando che la composizione della dichiarazione, una volta effettuati i lavori, non può richiedere più di qualche giornata.
Detto della legge, su questo termine le banche stanno adottando un atteggiamento particolarmente prudente, come emerge dalle richieste inviate a diversi clienti, nelle procedure di cessione dei crediti. «Al fine di poter garantire una positiva validazione della sua pratica - si legge nelle comunicazioni di EY ai suoi clienti -, oltre al set documentale già richiesto dalla nostra piattaforma, risulterà quindi necessario ottenere copia della Pec o raccomandata trasmessa tempestivamente (i.e. data massima della Pec non successiva al prossimo 30 settembre 2022) dal direttore dei lavori al committente dei lavori e all’impresa appaltatrice».
Quindi, la Pec (o la raccomandata) deve arrivare al massimo entro la fine del mese. Questo presuppone che lo stato del cantiere non sia cristallizzato al 30 settembre, ma un po’ prima. Indicazione identica arriva da Deloitte, che chiede la «ricevuta Pec dell’avvenuto inoltro entro il 30 settembre 2022» dell’autodichiarazione del direttore lavori di avvenuto completamento del 30% dell’intervento.
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Questo atteggiamento prudente ha una spiegazione: con una Pec inviata entro il 30 settembre, si aggancia lo stato dei lavori a una data certa. Andando oltre, esistono dei margini che potrebbero essere sfruttati per potenziali frodi: ad esempio, dichiarando che il 30% degli interventi è stato realizzato entro fine mese, salvo poi effettuare materialmente alcuni lavori nei giorni successivi.
In qualche caso, comunque, si registrano approcci meno rigidi. Pwc, ad esempio, chiede che la Pec non vada oltre il 7 ottobre. Dando, quindi, una settimana di elasticità.
Non è il solo caso nel quale gli istituti di credito stanno adottando un atteggiamento più rigido rispetto alla norma. Qualche giorno fa Deloitte aveva richiesto l’invio della dichiarazione, oltre che al committente e all’impresa, allo sportello unico edilizia (Sue), andando oltre i requisiti indicati dalla legge. Deloitte, in corrispondenza del lancio della video asseverazione, ha fatto un passo indietro, eliminando questo invio al Sue.
Sul territorio, comunque, si segnalano ancora casi (seppure limitati) di banche che richiedono, nel quadro delle procedura di cessione, anche l’invio al Comune.
L’idea, ancora una volta, è di prudenza estrema: nessuno invierebbe alla propria amministrazione una Pec con una dichiarazione che contenga elementi irregolari. Questo adempimento non è previsto dalla legge, ma non è neppure vietato (anche se probabilmente nessuno sportello unico protocollerà questi documenti e risponderà alle Pec). Così, per il cliente, non ci sono alternative: per portare avanti la procedura di acquisto dei crediti, bisogna allinearsi.
FONTE: IlSole24Ore
In qualche caso, comunque, si registrano approcci meno rigidi. Pwc, ad esempio, chiede che la Pec non vada oltre il 7 ottobre. Dando, quindi, una settimana di elasticità.
Non è il solo caso nel quale gli istituti di credito stanno adottando un atteggiamento più rigido rispetto alla norma. Qualche giorno fa Deloitte aveva richiesto l’invio della dichiarazione, oltre che al committente e all’impresa, allo sportello unico edilizia (Sue), andando oltre i requisiti indicati dalla legge. Deloitte, in corrispondenza del lancio della video asseverazione, ha fatto un passo indietro, eliminando questo invio al Sue.
Sul territorio, comunque, si segnalano ancora casi (seppure limitati) di banche che richiedono, nel quadro delle procedura di cessione, anche l’invio al Comune.
L’idea, ancora una volta, è di prudenza estrema: nessuno invierebbe alla propria amministrazione una Pec con una dichiarazione che contenga elementi irregolari. Questo adempimento non è previsto dalla legge, ma non è neppure vietato (anche se probabilmente nessuno sportello unico protocollerà questi documenti e risponderà alle Pec). Così, per il cliente, non ci sono alternative: per portare avanti la procedura di acquisto dei crediti, bisogna allinearsi.
FONTE: IlSole24Ore